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23.2 Kamauz

Diario di Bordo > 2011
“Ciaspolata” tra i Masi alti di KAMAUZ

23-02-2011
La curiosità d’esplorare una zona a noi nuova del selvaggio Lagorai ci porta a Pergine Valsugana, porta d’accesso della trasversale val dei Mòcheni, dove deviando a Canezza sulla provinciale che collega i paesi della sponda sinistra del Fersina, proseguendo lì sull’indicazione per Roveda ben presto perveniamo a Kamauz, punto d’inizio della nostra nuova avventura.

Lasciata alle nostre spalle la piccola chiesetta di “Kamaovrunt” (1300m), dritti a S/E imbocchiamo la via che tra le case ben presto s’allontana dal paese, un’agevole carrabile pressoché pianeggiante, dove alternando zone boscate ad ampi spazi aperti e transitando strada facendo nei pressi di numerosi e caratteristici masi (Peirn, Larcha, maso Ton e Moscheton), arrivati all’ultima curva che risale verso malga Vulpis (1597m, ore1) finalmente arriva il momento di calzare le ciaspole, un strategico giro di boa dove oltre a invertire decisamente la nostra direzione di marcia (nord) il nastro d’asfalto d’improvviso scompare sotto la neve. Calcando da qui in poi le nostre impronte nella neve e tralasciando al successivo bivio la deviazione per il passo della “Bassa”, nel frattempo arriviamo davanti al cancello d’accesso di un’ultima abitazione, dove cambiando scenario e proseguendo all’esterno della recinzione, abbandoniamo sia la comoda forestale che il solare alpeggio. Arrancando ora più faticosamente su per il boscato sentiero che risale verso monte e passando nel frattempo ai piedi di un pittoresco capanno che dall’alto di un albero domina il sottobosco, più avanti intercettiamo la traccia che in uscita dalla fascia boscata a sinistra devia nell’impluvio che scivola giù dalla cresta sud del M.Fravòrt (1750m, ore1), massima elevazione della giornata dove la vista si spinge ad ovest fin sulle innevate vette del Brenta. Risalendo a questo punto sul versante opposto della lieve depressione e vagando a vista tra i pascoli ai piedi del Fravort, ad ovest nel frattempo intercettiamo un provvidenziale sentiero alternativo che deviando verso malga Stoana ci permette di abbassarci tra alcuni villini ben esposti a mezzogiorno, dove vista l’ora favorevole e l’invitante panorama sulla vallata e la conca di Pergine, non resta che fermarci per la meritata pausa rancio (30min.).
Sempre ciàspole ai piedi riprendiamo a seguire la carrabile che ad ovest cala nel bosco, e prima di giungere al rifugio-ristoro dell'ormai vicino centro fondo, proseguendo sempre sul segnavia n°33 che digrada ora giù dalla scoscesa traccia alla nostra sinistra, più in basso chiudiamo il nostro periplo direttamente a Kamauz (ore1.).
Dislivello assoluto 386 m.
Tempo totale di percorrenza ore 3:30.
                                   
Curiosità:
I Mòcheni sono discendenti dei coloni di origine Bavarese e Boema che nel 1300 colonizzarono, per conto dei feudatari di Pergine, la Valle del Fersina. Dopo un inizio come agricoltori e allevatori, i Mòcheni, vista la vocazione mineraria affinata nelle loro zone d’origine e la scoperta di ricchi giacimenti di ferro, rame, e argento presenti in Valle, iniziarono a occuparsi quasi esclusivamente del settore minerario. Questa nuova risorsa determinò l’afflusso massiccio di altri lavoratori tedeschi, che per la loro occupazione nelle miniere vennero chiamati “Canopi”. Nei primi anni del 1500, nelle cinque miniere allora in funzione a Palù, venivano estratti soprattutto rame, argento e oro. I Mòcheni ancora oggi parlano una lingua che può essere definita un tedesco antico integrato con parole provenienti dal dialetto trentino.
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