3-4-5/08 "Cevedale"
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Agosto 2019
Altavia tra le vette e i ghiacciai del Cevedale
Anche quest’anno non potevamo di certo mancare al grande appuntamento con l’escursione di più giorni tra i monti, un rituale “sogno di mezza estate” che ci porterà a toccare ben quattro vette oltre i 3500m nel gruppo dell’Ortles/Cevedale, nel cuore del “Parco naturale dello Stelvio”. Comunque bando alle ciance, e da Pejo Fonti con la cabinovia non ci resta che salire fin sul pianoro del Doss dei Gembri (2315m), punto d’inizio della nostra avventurosa tre giorni tra le alte vette e i perenni ghiacciai, là dove solo le aquile osano volare.
03 agosto - Salita al rifugio Viòz.
Lasciata alle nostre spalle la stazione della seggiovia e percorso un breve tratto del
sentiero che prosegue nella Val delle Mite, alla nostra destra deviamo poi sul segnavia
139 “senter dei tedeschi” fino a portarci a ridosso di
Cima Viòz, dove tralasciata la traccia che risale fin sulla croce della stessa, a sinistra intraprendiamo il lungo percorso che a N/W segue l’impervia
via di cresta. Oltre al toponimo “Viòz”, l’altro comun denominatore che qui caratterizza l’affilata cresta rocciosa è la fatica, infatti guadagnando gradualmente quota lungo il segnavia 105 e superata più avanti l’insellatura che separa la precedente Cima dal successivo Dente di Viòz, passando dal versante in vista della Val Mite a quello affacciato sull’opposta Val Zampil e aggirato nel frattempo il fianco destro del
torrione roccioso del Dente stesso, ecco che incrociato il sentiero che risale direttamente dalla Val Mite e arrancando sempre più faticosamente tra i grossi massi del “Rastel”, più in alto perveniamo al decisivo cambio di pendenza della bocca del “Brik” (3206m, ore3), un'esposto e
attrezzato passaggio tra le rocce, dove anche la breve sosta per far strada a chi sta scendendo è la scusa giusta per tirar fiato. Superato senza particolari difficoltà il stretto passaggio e risaliti subito dopo la
serie di tornantini che al di là di un spallone roccioso riportano sul versante occidentale, ecco che dopo aver intersecato il nuovo segnavia proveniente dalla stazione di Pejo 3000 ci attende l’ultima e impietosa salita della giornata, un’erto e interminabile
tratto detritico che in alto termina sul piccolo ripiano del rifugio Mantova al Viòz (3535m, ore1:30), un suggestivo nido d’aquila appollaiato ai piedi dell’omonimo monte, dove oltre a vitto e alloggio ci attende un'incantevole vista, che all’ultima luce del giorno spazia su monti, valli e ghiacciai dell’esteso circondario.
Dislivello assoluto 1213m.
Tempo totale di cammino ore 4:30.
Lunghezza tragitto Km 5.
04 agosto - ghiacciai e vetta del Cevedale
A dispetto del calendario le prime luci dell’alba ci accolgono con un vento teso e gelido, un’atmosfera da brivido, dove marciando ordinatamente in fila indiana al seguito del nostro capocordata Manuel (esperta e ben disponibile guida alpina della Val di Sole), lasciato il
rif.Viòz attacchiamo subito l’erto pendio che alle spalle del rifugio stesso risale fin sulla cima del M.Viòz (3645m, 20min), un bel modo per rompere subito il fiato e iniziare la giornata con una splendida panoramica sul sottostante ghiacciaio, un’immacolata e scintillante spianata che la contorta schiena rocciosa divide in due parti, a sinistra il ghiacciaio dei Forni e a destra la Vedretta Rossa. Giusto il tempo per immortalare la miriade di algide vette che circondano il solitario promontorio, e proseguendo lungo la facile alta via a nord digradiamo direttamente sulla sottostante
banchisa ghiacciata, dove ricalcando qui la traccia che sulla destra traversa la Vedretta Rossa e porta all’omonimo passo (3405m, 40min), infine ci ritroviamo dinnanzi all’ennesimo pendio roccioso del Col della Mare. Arrancando per facili rocce gradinate fin sulla dorsale e seguendo a N/W l'impervio percorso di cresta dove non mancano alcuni intriganti passaggi d’arrampicata, ecco che superata un’ultima e facile traccia innevata giungiamo sulla seconda vetta della giornata, il
Palon della Mare (3703m, ore1:10), l’ennesima occasione per tirare un po' il fiato e guardare dall’alto l’immensa distesa ghiacciata, dove il silenzio è rotto solo dal soffio del vento. Digradando a questo punto dall’innevato crinale settentrionale e prestando attenzione agli ingannevoli ponti di neve che celano insidiosi crepacci, giù in basso perveniamo all’evidente sella del col della Mare (3442m, 50min), dove per evidenti tracce e qualche divertente passaggio su roccia proseguiamo fino al
bivacco Colombo (3485m, 20min), un spartano ma indispensabile punto d’appoggio, che a queste quote offre riparo e conforto. Dopo la fugace sosta il nostro faticoso percorso alpinistisco prosegue lungo la dorsale del Rosolè, un tracciato di cresta dove rigorosamente legati in cordata e ricercando solide rocce per far presa con le mani e poggiare i piedi, passando strada facendo per la cima meridionale del Rosolè stesso e aggirando a destra la successiva vetta settentrionale, ecco che giù in basso atterriamo nell’ampia sella nevosa di
Passo Rosolè (3502m, ore1:30), altro check point obbligatorio posto ai piedi del versante meridionale del Cevedale. Giusto per non rallentare troppo il ritmo del gruppo ed evitare così che l’ora più calda del giorno comprometta la solidità della banchisa ghiacciata, per chi proprio non se la sente è arrivato il momento di scogliere i nodi, e beatamente spaparanzati al sole starsene col naso all’insù a seguire i quattro
compagni di viaggio che sempre più piccoli lassù in alto quasi scompaiono dalla vista mentre guadagnano la sospirata croce di vetta del Cevedale (3769m, ore1), un’interessante punto d’osservazione dove tra algide vette e profonde vallate, tutt’attorno fanno bella mostra di sé gli ultimi ghiacciai alpini. Dopo la doverosa foto di vetta e prima che il ghiaccio cominci a riscaldarsi troppo, ai nostri compagni non resta che ricalcare in discesa le loro stesse orme fin giù al precedente Passo di Rosolè (30min), dove ricompattato il gruppo e traversata direttamente la
Vedretta della Mare, proseguendo a ridosso di gigantesche pareti di roccia “montonata” e scisti ferruginosi, proprio là dove le
acque limacciose abbandonano la morsa dei ghiacci per scorrere giù in valle, ecco che per sterrato la nostra seconda impegnativa giornata termina al Rifugio Larcher (2608, ore2).
Dislivello assoluto 1161m (in salita 760m).
Tempo totale di cammino ore 7:20.
Lunghezza tragitto Km 12.
05 agosto - ritorno in valle a Malga Mare
Come da previsione la terza e ultima giornata inizia con delle nubi che lassù in cielo non promettono nulla di buono, ma poco importa, visto che a questo punto il più è fatto, dopo una lauta colazione
lasciamo il rifugio per incamminarci senza fretta sul sentiero 104, un comodo tracciato che prendendo gradualmente quota lungo il fianco sinistro della Val Venezia, ad est porta al primo
bivio della giornata (2700m, 25min). Giusto per non farci mancare nemmeno oggi un “3.000” e visto che il tempo sembra tenere, ripiegando nuovamente ad ovest e sfiorando la riva occidentale del piccolo
lago delle Marmotte, ecco che ricalcando la traccia di un vecchio
sentiero militare risaliamo l’erto pendio detritico della Cima Nera (3037m, ore1), una solitaria vetta che oltre all’ampia panoramica sulle cime che hanno interessato la nostra escursione (Viòz, Palon della Mare, M.Rosole e Cevedale) più a nord ci regala una suggestiva vista sulla piramide del Gran Zebrù e il suo inconfondibile “Ghiacciaio pensile”. A questo punto la nostra
strada di ritorno è veramente tutta in discesa, infatti ritornati sui nostri passi fino al sottostante lago delle Marmotte e deviando poco più avanti sul segnavia 146 che nella suggestiva Val Lagolungo s’abbassa fin sulla riva occidentale dell’omonimo
lago, calpestando vecchi cumuli di
neve e immortalando strada facendo lanuginosi eriofori e limpidi
ruscelli, nel frattempo raggiungiamo il gradone roccioso che a meridione s’affaccia sulla
Val della Mare. Digradando ora giù da un serpeggiante e scosceso sentierino e intercettato in basso il segnavia 102 della
Val Venezia, ecco che proseguendo da lì la nostra calata a valle concludiamo l’indimenticabile tre giorni attorno ad un tavolo dell’accogliente
Malga Mare (2031m, ore 2:20), dove facendo gli onori alla cucina di casa e sognando la prossima avventura, con il sole e le montagne in fronte, il “Presidente” si concede il
meritato riposo.
Dislivello assoluto 1006m. (salita 430m.)
Tempo di cammino ore 3:45.
Lunghezza tragitto Km 8.