29/06 Sega di Ala - GrEsGa

Vai ai contenuti
Privacy e Cookies Policy

29/06 Sega di Ala

Diario di Bordo > 2023
Lessinia
Denti della Sega di Ala
29/06/2023
Senza allontanarci troppo dal fiordo gardesano e dal monte Baldo, stamane siamo ritornati nel lembo più occidentale della Lessinia trentina, dove lì a precipizio sulla Val d’Adige, tra verdi pascoli e lussureggianti boschi si celano indelebili testimonianze della Grande Guerra.

Alla Sega di Ala (1224m) la giornata inizia seguendo la via che dinnanzi alla chiesetta di San Rocco dirige a ovest, un tranquillo nastro d’asfalto che poco dopo il campeggio “Al Faggio” porta al primo bivio della giornata (1212m, 30min). Tralasciando qui la carrabile sinistra per malga Cime, a destra proseguiamo sulla sterrata che costeggiando la staccionata del campeggio nel frattempo abbandona la solare prateria e s’infila nel bosco, un’altrettanto comoda forestale che porta dritto all’imbocco principale dei “Busoni” (1250m, 30min), buie gallerie risalenti alla Grande Guerra da cui per fortuna non è mai partito alcun colpo di cannone, e che oggi invece ci sorprendono con luminosi scorci sulla Vallagarina e i suoi monti. Dopo aver curiosato nelle viscere di Cima Borghetto, alla luce del sole ci lasciamo tentare dalla traccia che risale sul monte stesso (1278m), una breve digressione dal sentiero ufficiale che non porta da nessuna parte, e che ben presto convince a tornare giù all’ingresso della galleria, dove tornando sui nostri passi, stavolta nel bel mezzo del bosco deviamo sull’indicazione locale per Malga Cime. Abbandonata così la comoda forestale, a destra risaliamo il sentiero che con direzione sud supera la fascia boscata e guadagna nel frattempo l’erbosa elevazione del M. Corno (1354m, 35min), altro punto panoramico sulla Val d’Adige e le creste del Baldo, dove mantenendoci poco sotto il fil di cresta ci ritroviamo ben presto a camminare nell’alpeggio di Malga delle Cime (1313m, 10min). Senza disturbare le mucche al pascolo e tralasciando la carrabile che qui torna giù alla Sega di Ala, dritti a sud arriviamo all’ennesimo bivio della giornata, dove il breve sentiero alla nostra destra porta al vicino “Passo della Morte” (1389m, 10min), spettacolare cengia a precipizio sulla Val d’Adige che oltre la vista sulle dirimpettaie creste montebaldine, a sud offre un curioso scorcio sulla piana di Affi, col Moscal in primo piano e il baluginio del Garda a far da sfondo. Tornati al precedente bivio, stavolta a sinistra proseguiamo sull’indicazione per i “Denti della Sega”, dove costantemente immersi nel bosco seguiamo l’interminabile sequenza di ardite salite e scoscese discese che tra le numerose quinte della scogliera, di tanto in tanto portano ad affacci da brivido sul profondo baratro della Val d’Adige. Una dura prova per fiato e gambe che richiede passo sicuro e ben fermo, mentre guidati dai gialli segnavia dell’imminente “Tzimbar Race” e da sbiaditi bolli di vernice rossa, con rotta sud andiamo a intercettare la forestale che qui risale da Malga Fratte (1435m, ore1), un breve tratto sterrato prima di confluire sulla strada asfaltata che dalla conca della Sega di Ala sale tra gli alti pascoli della Lessinia, dove lì ai piedi del Cornetto arriva il momento della sosta rancio (1525m, 30min).
Tra le verdi e dolci ondulazioni che lambiscono le propaggini dei tre fratelli “Monte Cornetto, Corno Mozzo e Corno d’Aquilio”, per il ritorno non rimane che seguire integralmente la strada che con direzione nord stavolta passa sotto alla dentellata cresta dei “Denti della Sega”, un lungo nastro d’asfalto che in costante discesa torna al punto di partenza (40min).
Dislivello assoluto 280m. (↑393m, ↓426m).
Tempo di cammino ore 4:30.
Lunghezza tragitto Km 13.
  
Note:
Il sentiero che attraversa il frastagliato crinale dei Denti della Sega di Ala, oltre a non essere ben segnalato (rari e sbiaditi bolli rossi) è senz’altro da evitare nel periodo invernale con la neve, ma anche quando dopo abbondanti piogge il fondo diventa estremamente scivoloso, infatti seguendo la cresta spesso ci si espone sui strapiombi che precipitano nella Val d’Adige, punti delicati da superare con attenzione e soprattutto sconsigliati a chi soffre di vertigini.
                                
Torna ai contenuti