18/12 M.Zebio - GrEsGa

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18/12 M.Zebio

Diario di Bordo > 2014
Altopiano di Asiago
M.Zebio
18/12/2014
I monti e i boschi dell’altopiano di Asiago sono indubbiamente ricchi di fascino paesaggistico e di bellezze naturali, ma ogni volta che ci ritroviamo a camminare per i suoi sentieri, non possiamo evitare di venire travolti dalle indelebili testimonianze della Grande Guerra. Infatti anche qui, tra i boschi e le alture del M.Zebio, dove tra assalti e contrassalti i fanti della Brigata Sassari sacrificarono la propria vita, trincee, monumenti e croci sono ancora lì, a ricordo di quei tragici eventi, in cui l’uomo sembrava aver perso il lume della ragione.

Dal centro di Asiago proseguiamo in auto fino al vicino aeroporto e contrada Rigoni di Sotto, dove imboccata via “Val Giardini” in breve giungiamo nei pressi di Casa Sant’Antonio, punto di partenza della nostra escursione (1150m). Incamminandoci sull’agevole viottolo che a sud risale il solare dosso erboso di Pultrarche (segnavia 832B), giusto il tempo d’immortalare uno splendido scorcio sulla conca d’Asiago e a nord ben presto abbandoniamo il solare alpeggio per scomparire nell’oscuro bosco d’abeti. Persistendo sul nostro segnavia e alternando tratti pianeggianti a facili salite, tralasciando strada facendo la forestale e le deviazioni per la Puntara del Lom e “Forte Interrotto”, nel frattempo dalla penombra del bosco ecco apparire i primi manufatti della Grande Guerra, resti di muri a secco che anticipano le croci del cimitero militare della Gloriosa Brigata Sassari (1585m, ore1:20), un luogo della memoria che sembra guidarci tra le pagine del famoso libro “Un Anno sull’altipiano” scritto dal valoroso capitano Emilio Lussu. Fra trincee e camminamenti da lì a poco raggiungiamo il rif. Stalder, dove abbandonato momentaneamente il nostro sentiero, con una breve digressione caliamo al vicino cimitero austro-ungarico del Moschiag (1513m, 30min), ulteriore momento di riflessione ed ennesima conferma sull’assurda crudeltà di tutte le guerre, dove alla fine non si contano né vincitori e né vinti, ma solo vittime. Ritornando così sui nostri passi al rif.Stalder (20min) e riacciuffato il segnavia 832, ecco che superata la fitta abetaia e proseguendo poi su per l’innevata prateria alpestre, infine approdiamo sulla cima della Lunetta di Zebio (1674m, 20min), dove una breve sosta davanti all’evocativa stele dedicata alla tragica esplosione della “Mina di Scalambron” è d’obbligo, prima di calare giù a nord nella conca di Malga Zebio (1690m, 25min), altro simbolo dei cruenti assalti alla sovrastante vetta.
Lasciati in alto alla nostra sinistra i ruderi austriaci della “Crocetta di Zebio” e imboccata a questo punto la carrareccia che si allontana a sud, in breve caliamo nella radura del Bivacco dell’Angelo (1656m, 10min), altro evocativo luogo di eroiche azioni dove abbandonata la zona monumentale dello Zebio e ritornati nel frattempo nella folta abetaia, calando a S/E lungo la “Puntara del Lom” e intercettata più in basso la strada forestale (1440m, 25min), ecco che transitando strada facendo per Croce di S.Antonio (1395m, 10min), alla fine della lunga e agevole discesa torniamo al nostro punto di partenza (45min).

Dislivello assoluto 540m.
Tempo di cammino ore 4:25.
Lunghezza tragitto Km 14.

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