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29/9 Ortigara

Diario di Bordo > 2011
29/09/2011   
M.Ortigara
La passione per i monti e la curiosità storica oggi ci riportano sull’altopiano d’Asiago, dove passando per Gallio e proseguendo per gli impianti sci di Campomulo e la spianata di Campomuletto, continuando da lì lungo la sconnessa sterrata e superato più a nord un’ultimo breve tratto d’asfalto, infine eccoci arrivati nell’ampia radura di piazzale Lozze (18Km da Gallio, 1771m), punto di partenza per questa nostra nuova avventura.
 
Seguendo il vecchio sentiero militare (n°841) che parte direttamente dal parcheggio, con direzione nord da lì a poco incontriamo i primi manufatti militari della giornata e arriviamo ben presto all’osservatorio Torino (ore1), un'interessante e ben conservato tunnel interamente scavato nella roccia e realizzato su più livelli, e che munito di diverse finestrelle offre strategiche viste sulla Valsugana e la brulla vetta dell’Ortigara. Ritornati sul sentiero ora a sud risaliamo alla vicina selletta posta ai piedi di cima Caldiera, dove ignorando l’erta salita che porta alla vetta della stessa, fra trincee e camminamenti ci ritroviamo a calpestare una caratteristica placca rocciosa modellata dal tempo e dalle intemperie, prima di calare nella depressione del Pozzo della Scala (2004m, 20min). In questa conca posta all’ombra del M.Campanaro ritroviamo ulteriori storici manufatti che ricordano le tragiche vicende qui vissute dagli Alpini della 52ª divisione, ultimo riparo utile prima dell’assalto decisivo all’Ortigara. Proseguendo a questo punto lungo il camminamento in trincea che fuoriesce dalla sicura conca e transitando nel frattempo alle falde meridionali del M.Campanaro, ecco che subito dopo digradiamo giù dal ripido e sconnesso sentiero che cala nel "maledetto” vallone dell’Agnellizza, l’infausto passaggio che esponeva i soldati italiani al fuoco degli austriaci, e dove risalendo su per l’opposto costone giungiamo al caposaldo austriaco di quota 2003 (25min). Invertendo a questo punto la nostra rotta verso sud, con un ultimo “rush” finale risaliamo alcuni gradini scavati nella roccia, dove agevolati da funi di cortesia e risalita un’ingegnosa galleria a sviluppo elicoidale, su in alto sbuchiamo sulla rocciosa gobba dell’Ortigara, dove a perenne memoria e a breve distanza l’un dall’altro troviamo il cippo austriaco (2086m, 15min) e l’evocativa “Colonna Mozza” italiana (2106m, 10min).
Nel ritorno seguiamo il segnavia tricolore del sentiero 840 degli “Eroi”, dove digradando dal pendio Sud-Est e passando tra i baraccamenti austriaci e la famosa linea fortificata “Mecenseffy", giù nel sottostante vallone passiamo accanto al piccolo Baito Ortigara (1973m, 20min) e c’intrufoliamo nella folta mugheta fin a ritrovarci ai piedi della madonnina del Lozze, dove un’attimo di raccoglimento nella vicina chiesetta è d’obbligo (35min), prima di concludere la nostra giornata nel sottostante piazzale Lozze (15min).
Dislivello assoluto 335m
Tempo di cammino ore 3:40.

                                    

1917, il dramma dell'Ortigara:
Il nuovo piano offensivo italiano prevedeva un massiccio impiego di materiali di artiglieria e di truppe allo scopo di sfondare tutto il fronte nord, dal Mosciagh all’Ortigara. Il 10 giugno la 52ª div. Alpina attaccava il monte Ortigara ed i limitrofi Chiesa e Campigoletti senza raggiungere gli obbiettivi principali. Dopo quattro giorni di accanita battaglia gli italiani attaccavano nuovamente, occupando la vetta dell’Ortigara. Le perdite erano già numerose. Una settimana dopo, il contrattacco dei reparti d’assalto austriaci costringeva gli italiani all’abbandono delle posizioni conquistate. L’operazione Ortigara era stata un fallimento ed era costata la perdita di quasi 28.000 soldati, contro i 9.000 austriaci fuori combattimento.
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