15/1 Monte Pizzoccolo
Diario di Bordo > 2011
Alto Garda Bresciano
Monte Pizzocolo
15/01/2011
"Il Gu sembra un titano per lei caduto in battaglia supino e minaccevole"
Le suggestive parole del Carducci nell’ode “A Sirmione” sono l’ispirazione giusta per inaugurare il nuovo anno. Un'omaggio alla solitaria vetta del Pizzocolo, il cui aguzzo profilo sembra essere l’origine del curioso toponimo “Gu”. Un’abbreviazione dell’aggettivo francese “Aigu” cioè aguzzo, dovuto proprio alla particolare forma della parte sommitale del monte stesso, che nella fantasia popolare rappresenterebbe il particolare profilo del naso di Napoleone.
Lasciata l’auto in località Colomber e imboccata lì la strada che a nord passa a fianco dell’omonimo ristorante (405m), superata la zona dei prati iniziamo ad arrancare sull’erta e sinuosa carrabile a fondo cementato del segnavia 8 per passo Spino. Passando più in alto per località Fontanelle (672m, 45min.) e tagliando per gli erti “scurtoli” che evitano monotoni tornanti, transitando per i caratteristici roccoli di caccia del “Casin dell’Oser” (897m, 50min.) e il sovrastante delle “FraÖle” (10min.), più in alto sbuchiamo sui prati del Pirello. Superata a questo punto una sbarra metallica e abbandonato più a nord il sentiero 8 per lo Spino, ecco che deviando sull’erto sentiero alla nostra destra (variante per il Pizzocolo) in alto approdiamo direttamente sull’erboso dosso delle “Prade”. Qui la salita si fa decisamente più impegnativa, e agguantato al di là del filo spinato il sentiero 23 proveniente da S.Urbano, mantenendo la nostra rotta N sul panoramico versante gardesano più avanti raggiungiamo l’ennesimo crocevia in località “Le Merle” (1352m, 45min). Immettendoci a questo punto sul segnavia 5 proveniente dal sottostante Passo dello Spino e transitando prima per una pozza d’acqua e poi per il bivacco dei “due Aceri”, eccoci infine alla sospirata vetta del M.Pizzocolo (1581m, 45min.), dove sotto un cielo blu e un sole splendente, ai nostri piedi si estende un sconfinato mare di bianche nubi, un suggestivo effetto di luce e colore che fa dimenticare in fretta la fatica e il grigiore della pianura.
Ritornando dopo la sosta sul sentiero 5 fino alla precedente pozza d’acqua (10min.) e calando stavolta giù dal sentiero 11 alla sottostante m.ga Valle (1331m, 15min.), abbandonato poco più in basso il sentiero ufficiale del CAI e risalita invece l’anonima traccia che stacca a destra, alla fine di questo sentiero alternativo approdiamo sul Dosso del Barbio (20min.), dove una breve digressione alla vicina “Cascina del Veronese” ci svela un’altra generosa vista sul Garda. Digradando ora giù dal stradello che in basso termina al trivio di S.Urbano (872m, 20min.) e rituffandoci nel frattempo nel fosco grigiore della pianura, seguendo da lì il segnavia 23 per il “Buelino” e imboccata poco più avanti l’anonima traccia di un vecchio sentiero che cala giù a destra, ecco che nel fondo della valle di Poiano non rimane che seguire la corrente del torrente per chiudere il nostro periplo al Colomber (ore 1:10).
Dislivello assoluto 1176m.
Tempo totale di percorrenza ore 5:30.
Note:
La scorciatoia seguita nel tragitto di ritorno è senz’altro da evitare, poiché la maggior parte del tracciato segue sentieri ormai abbandonati e non più sufficientemente segnalati e tantomeno curati.